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domenica 25 dicembre 2011

Boicottaggio in Bolivia: McDonald’s chiude i battenti

di Daniele Florian                  dal sito Liberarchia


Viene dal Sudamerica la notizia che fa tremare le gambe al colosso del fast food: in Bolivia, dopo 14 anni, McDonald’s chiude.
A causa della scarsissima affluenza che risentiva in questi ultimi tempi, anche gli otto ristoranti che erano aperti nelle grandi città di La Paz, Cochabamba e Santa Cruz hanno chiuso i battenti.
A nulla sono servite le massive campagne pubblicitarie contro il rifiuto da parte del popolo boliviano ad acquistare ancora prodotti alimentari nocivi per la salute e per la società.


Tante sono le accuse rivolte alla famosa multinazionale, a partire dai problemi salutari causati dall’ uso di grassi insaturi nelle fritture, per i quali la Corte Suprema della California ha condannato McDonald’s a pagare una multa di 8.5 milioni di dollari.
Un’inchiesta di Greenpeace, “Contrabbandare gli OGM di nascosto”, ha rivelato anche l’ utilizzo di Organismi Modificati Geneticamente (OGM) nei McNugget’s, e che farebbero risalire ai laboratori della famigerata Monsanto USA.
Sempre secondo Greenpeace, la catena è coinvolta nella distruzione delle foreste pluviali dell’ Amazzonia, dove viene condotto illegalmente un mercato oligopolistico della soia, destinata agli allevamenti europei.
“McDonald’s sta distruggendo l’Amazzonia per vendere carne a basso prezzo” – dichiara Gavin Edwards, responsabile di Campagna Foreste: “Ogni volta che qualcuno mangia un Chicken McNugget potrebbe mordere un pezzetto di Amazzonia. Supermercati e giganti della ristorazione, come Mc Donald’s, devono assicurarsi che i rispettivi prodotti non siano coinvolti nella distruzione della foresta amazzonica e nelle violazioni dei diritti umani”.
Ed è anche di violazione dei diritti umani che deve rispondere McDonald’s in Vietnam, dove alla “Keyhinge Toys” di Da Nang City si lavora 9 o 10 ore al giorno dal Lunedì alla Domenica per fabbricare i giocattoli che vengono distribuiti negli “Happy Meals”.
Nella denuncia del National Labour Committee, associazione americana per i diritti dei lavoratori, si parla di paga sotto il minimo salariale, condizioni di lavoro pietose e 220 operaie rimaste intossicate dall’ acetone.
Questa sostanza, utilizzata nel reparto verniciatura, assunta in grandi quantità può alterare il ciclo mestruale delle donne, causare nausea e portare anche alla morte.
Migliori ma comunque preoccupanti sono anche le condizioni di lavoro di tanti commessi e commesse che si trovano chiusi in ristoranti di tutto il Mondo a lavorare in orari inacettabili e contratti di lavoro a breve termine.

Infine, last but not least, McDonald’s è il classico esempio dell’ imperialismo economico che porta alla distruzione delle attività locali, monopolizza le regole di mercato e origina colossi economici capaci di influire sulle sfere politiche delle comunità locali (come nel caso della Coca Cola in Colombia).

Ed è proprio il senso di riappropriazione che ha spinto la popolazione boliviana a rinunciare ai sandwich infarciti di clandestinità preferendo “las empanadas”, pane locale di farina o mais con ripieno dentro.
Nel video-documentario “Perchè McDonald’s ha fallito in Bolivia” sociologi, cuochi e nutrizionisti concordano sul fatto che il rifiuto boliviano non è causato dal gusto del cibo, ma da problematiche sollevate in merito al contesto globale.
Una risposta dunque chiara e netta contro le logiche del “fast food” e del McColonialismo, e forse una risposta da prendere subito come esempio quando “fast” è soltanto la velocità con cui questo Mondo sta andando verso il baratro.


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