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venerdì 11 novembre 2016

Continuo a scegliere colore e forma delle mie catene o le spezzo?

Idee e riflessioni sull’astensionismo attivo, crescente e generalizzato come strategia rivoluzionaria. Per una critica al fronte del No sociale al referendum costituzionale.


Che sia da Est o da Ovest, gran parte delle attuali correnti costituenti l’etere socio-politico, aldilà della loro origine e del loro livello di consapevolezza, marciano impetuose in direzione opposta alla crescita e allo sviluppo delle lotte sociali nel nostro paese.
In particolare, la contro-campagna intrapresa negli ultimi mesi al fine di indurre alla scelta del “No” al referendum sulla riforma costituzionale, la cui data di voto è stata fissata al 4 di dicembre, è un esempio di iniziativa che sta mettendo tutti d’accordo, o quasi; un’ultima spiaggia che sta fungendo da collante a realtà diversissime le une dalle altre. È impressionante constatare come quasi ogni area dell’opposizione, o sedicente tale, si ritrovi a viaggiare sulla stessa lunghezza d’onda, dai fascisti di Casa Pound ad una buona fetta dell’estrema sinistra extraparlamentare. Uno scenario che ha del surreale, e che ci espone le cronache di una sacra alleanza di carattere legalitario e di dubbio gusto, mossa in parte da una sorta di timore esasperato in merito ad una generale ed imminente deriva totalitaria conseguente all’ampliamento del potere dell’esecutivo intuibile dalla formulazione della riforma, e in parte dalla volontà comune di esternare il proprio sentimento di sfiducia nei confronti dell’attuale direzione di governo, e più ambiziosamente, scacciare il premier Matteo Renzi (autore della procedura di personificazione della manovra) dal suo trono parlamentare, scardinare dalla radice il sistema piddino, e a detta dei propagandisti in questione, cambiare le carte in tavola. Come? Semplice, subordinando le lotte alle scadenze istituzionali e girando la ruota del governante di turno, spianando di fatto la strada all’ascesa di un governo a 5 stelle, e ad un’inevitabile declino del fronte rivoluzionario.

venerdì 4 novembre 2016

Banco e zainetto e lo schiavo è perfetto.




E’ nato prima l’uovo o la gallina? Il problema non me lo pongo, invece mi sta a cuore una certezza: Se io ho una persona che ha imparato a fare l’idraulico, e se questo idraulico crede fermamente in ciò che fa, nella bontà del suo lavoro, nonostante i fatti lo contraddicano, è completamente sciocco da parte mia mandare mio figlio da questo idraulico a imparare a fare un’altra cosa che non sia l’idraulica. Cioè, mi pare ovvio che l’idraulico gli insegnerà a fare e ad essere quello che egli sa ed è. Ora, allo stesso modo, a me sembra completamente idiota sperare di cambiare la società mandando mio figlio a scuola, laddove mio figlio troverà adulti già ferocemente scolarizzati che gli insegneranno ad essere e a fare quello che essi hanno imparato ad essere e a fare, credendoci profondamente. 

Non esiste una sola scuola al mondo dove il maestro dica al bambino di non credergli e di disobbedirgli affinché la società possa cambiare. Per raggiungere questo obiettivo bisogna anzitutto non avere adulti catechizzati e dunque catechizzanti, professanti la fede del loro lavoro e della loro morale, bisogna non avere insegnanti scolarizzati, bisogna semmai avere insegnanti che non credano più nel supposto e sedicente ruolo emancipatore della scuola.