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domenica 22 settembre 2013

Fukushima, Tokyo ammette: Il rischio-apocalisse è adesso.




Era tutto vero: il pericolo Fukushima comincia solo adesso e il Giappone non sa come affrontarlo. Le autorità hanno finora mentito, ai giapponesi e al mondo intero: Fukushima era una struttura a rischio, degradata dall’incuria. Un impianto che andava chiuso molti anni fa, ben prima del disastro nucleare del marzo 2011. Da allora, la situazione non è mai stata sotto controllo: la centrale non ha smesso di emettere radiazioni letali. Tokyo finalmente ammette che, da mesi, si sta inquinando il mare con sversamenti continui di acqua radioattiva, utilizzata per tentare di raffreddare l’impianto. Ma il peggio è che nessuno sa esattamente in che stato siano i reattori collassati: si teme addirittura una imminente “liquefazione” del suolo. L’operazione più pericolosa comincerà a novembre, quando sarà avviata la rimozione di 400 tonnellate di combustibile nucleare. Operazione mai tentata prima su questa scala, avverte la “Reuters”: si tratta di contenere radiazioni equivalenti a 14.000 volte la bomba atomica di Hiroshima. Enormità: bonificare Fukushima – ammesso che ci si riesca – richiederà 11 miliardi di dollari. Se tutto va bene, ci vorranno 40 anni.

Gli scienziati non hanno idea del vero stato dei nuclei dei reattori, riassume il “Washington’s Blog” in un lungo reportage tradotto da “Megachip”: Le radiazioni potrebbero investire la Corea, la Cina e la costa occidentale del Nord America. Perché il peggio deve ancora arrivare: gli stessi tecnici incapaci, che hanno prima nascosto l’allarme e poi sbagliato tutte le procedure di emergenza, ora «stanno probabilmente per causare un problema molto più grande». Letteralmente: «La più grande minaccia a breve termine per l’umanità proviene dai bacini del combustibile di Fukushima: se uno dei bacini crollasse o si incendiasse, questo potrebbe avere gravi effetti negativi non solo sul Giappone, ma sul resto del mondo».

Cosa puó succedere a parlare e scrivere di mafia




di Consolato Minniti



Non ho mai amato stare sotto i riflettori. Ho sempre pensato che il compito primario di un giornalista sia solo quello di far parlare i fatti. Ma quando all’una della notte di venerdì 13 settembre, mi sono ritrovato da solo, fuori dalla questura di Reggio Calabria, senza più telefoni cellulari, computer, block notes, pen drive, supporti magnetici di vario genere e con in mano solo un verbale di perquisizione e sequestro, allora ho capito che in quel caso la notizia, mio malgrado, ero diventato proprio io. La mia colpa? Aver scritto un articolo che rivelava alcuni particolari inediti sulla stagione delle stragi di mafia. Un pezzo che si basava su due verbali di riunione della Direzione nazionale antimafia.

Tutto ha inizio giovedì 12 settembre, giorno della pubblicazione del pezzo “incriminato”. Intorno alle 19.35 al campanello della redazione del quotidiano “L’Ora della Calabria”, giornale per il quale lavoro in qualità di caposervizio a Reggio Calabria, si presenta il dirigente della locale Squadra Mobile. Non sono in redazione, perché usufruisco di un giorno di riposo. Chiede subito di me. I colleghi riferiscono della mia assenza. Così, mi fa rintracciare telefonicamente. Nel frattempo, però, s’informa su quali siano le diverse postazioni di lavoro, individuando la mia. Arrivo dopo circa dieci minuti. Al telefono, il dirigente si limita a chiedermi di raggiungerlo subito, avendo la necessità di parlarmi. Può capitare. Mi occupo da diversi anni di cronaca nera e giudiziaria in una terra come la Calabria, e non è la prima volta che mi confronto con gli investigatori. Tuttavia intuisco che qualcosa non torna, quando sotto la redazione vedo diverse auto della Squadra Mobile e un nugolo di uomini – circa una dozzina – con fare circospetto.

martedì 17 settembre 2013

Trieste: 8000 persone in strada per l’anniversario del TLT. Desiderio di libertà e legalità.




E’ stato emozionante. Domenica 15 settembre 2013 è una data da segnare. Uno di quei giorni in cui si fa la storia. E la si riscrive.

Alla manifestazione organizzata dal Movimento Trieste Libera per la celebrazione del 66° anniversario del proclama dell’indipendenza di Trieste e del Territorio Libero hanno partecipato 8.000 persone. Non solo triestini. Il popolo del TLT è stato rappresentato dai cittadini sloveni e croati della Zona B, venuti a festeggiare orgogliosamente per la prima volta nella capitale il proprio Stato.

Quel Territorio Libero di Trieste che vide la luce con il proclama N. 1 del Governo Militare Alleato il 15 settembre del 1947. Uno Stato multietnico sotto tutela delle Nazioni Unite. Una Singapore europea con il suo super porto internazionale.

Ora i cittadini del TLT hanno alzato la testa e lottano per la libertà reclamando ad alta voce i loro diritti cancellati da chi in violazione dei trattati ha occupato il loro Stato.

Se il diritto a vedere affermata la legalità fondata sul rispetto dei valori universali, dovesse essere scambiato per utopia, allora i cittadini del TLT non potrebbero che disconoscere un sistema di potere che si porrebbe apertamente contro i principi fondamentali alla base dell’attuale ordinamento mondiale.


La libertà non è utopia. La libertà è un diritto inalienabile.

post originale

lunedì 16 settembre 2013

Il cloud seeding igroscopico: come e perché sono distrutte le nuvole naturali


foto di Marco Fakin

tratto da Tanker Enemy



Sono spesso pubblicate fotografie con cieli “nuvolosi”: sono coperture chimiche di bassa quota (non oltre i 2.000 metri), create ad hoc tramite la dispersione di chemtrails durevoli che, allargandosi, formano quelle che i meteorologi del sistema (ed anche i medici ora... ) definiscono "innocue velature". 

Le scie che intersecano i cumuli di quota non superiore ai 1.800 metri (i cumuli sono notoriamente nubi basse) dimostrano che si tratta di aerosol indotti. Altro che scie di condensazione ad alta quota! Queste scie, che possono essere a bassa, media ed alta persistenza, sono usate nel "cloud seeding igroscopico", il cui principale target coincide proprio i con cumuli che, in quanto generati dall’umidità relativa, possono svilupparsi e portare a precipitazioni. Sia le nubi sia le pioggia causano il fenomeno dello scattering, per cui i segnali dei satelliti e dei radar in alta risoluzione funzionanti nel range delle microonde (banda KA) sono indeboliti e diradati. [1] Lo stesso Generale Fabio Mini afferma che le nuove apparecchiature per le tele-comunicazioni sono praticamente "cieche" in presenza di nubi. Per questa ragione i militari sostituiscono alla nuvolosità naturale coltri artificiali, sovente formate da pseudo-cirri che la N.A.S.A. definisce "smart clouds".

martedì 3 settembre 2013

UN POPOLO DI ANALFABETI, SCIACALLI E CODARDI


foto di Marco Fakin


di Gianni Lannes



L'analfabetismo di ritorno non è una piaga d'Egitto, bensì dell'Italia contemporanea che magari sfoggia la tecnologia commerciale all'ultima effimera moda, ma poi non sa leggere e scrivere addirittura nella propria lingua madre.

Tra l'altro, in Europa, attualmente, italiane ed italiani sono i meno acculturati, quelli che in media leggono e studiano meno. E gli effetti si vedono e si sentono nella vita quotidiana.

Ecco un esempio corrente. Le prime vittime dei terremoti sono i negazionisti (vip o sconosciuti non fa differenza), dementi o venduti al miglior offerente.

Poi ci sono gli analfabeti funzionali, quelli che il linguista Tullio De Mauro, in un suo pregevole e puntuale studio ha indicato in soggetti che pur laureati tornano ignoranti.