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domenica 18 settembre 2011

Ribellarsi E`Giusto!

[dal libro di Massimo Ottolenghi, classe 1915]


Fatelo adesso, subito, prima che sia troppo tardi, con un urlo alto, fragoroso. Un urlo che faccia sobbalzare chi è al potere, che ridesti la società civile e la classe dirigente, complice del degrado, che sovrasti gli sproloqui e le risse parlamentari di ogni giorno. Un urlo che scrolli i pavidi, che scuota gli indifferenti, che sorprenda gli ignavi, i dormienti, gli abbioccati di consumismo. Un urlo forte, vibrante, che infranga le pareti di silenzi imposti e menzogne, che spezzi il sogno e l’indifferenza di una società ipnotizzata da un'informazione monopolizzata, salvo rare eccezioni".

"Un urlo che faccia tremare i servi sciocchi, gli ipocriti, i disonesti, i saltafossi, i profittatori voltagabbana annidati nei luoghi di comando, che giunga a tutti i giovani, gli «angeli dei tetti», che restituisca loro speranza per il futuro. Un urlo che ripeta le parole di chi non ha più voce, dei nostri caduti per la libertà, di chi credeva nella democrazia".

"Un urlo corale che ridesti donne, uomini, ricchi e poveri, per essere cittadini anziché sudditi, soggetti anziché oggetti del potere. Un urlo che si rafforzi nell’eco ripetuta degli antichi valori, che giunga dove già una volta è rinata l’Italia".

"Vorrei disporre di una voce autorevole per unirmi a voi in quell’urlo, per rafforzarlo, perché possa giungere lontano, perché la democrazia non si esaurisca. Vorrei saper trovare la parola da dirvi per colpire la parte più profonda di ciascuno e riscattare la dignità delle istituzioni".

"Vorrei soprattutto raggiungere quelli fra voi che, ansiosi per il loro futuro, mi hanno chiesto e mi chiedono che cosa possiamo fare, come, quando?" .

"Vorrei saper scrollare quelli che straniti, indifferenti, al più curiosi, guardano i loro coetanei arabi insorgere valorosamente, pronti a morire sulle coste dell’Africa per l’uguaglianza, la libertà e la democrazia, per quegli ideali ormai da noi mal sopportati, ma per i quali si è battuta la mia generazione".

"Vorrei dire che di tanta inerzia e inettitudine siamo noi i colpevoli, per non aver saputo, nella grande rovina, portare a compimento la rinascita; per esserci preoccupati più di ricostruire le cose anziché le persone; per non aver saputo scindere fino in fondo il bene dal male; per non aver saputo epurare, selezionare; per aver incrementato più i bisogni che non i mezzi per soddisfarli; per non aver saputo preparare la generazione dei vostri padri. Di tanta colpa vorrei chiedere perdono".

dal libro di Massimo Ottolenghi, classe 1915:  "Ribellarsi e`Giusto" ( Chiarelettere edizioni)

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