Crescere e vivere in una società violenta talmente squilibrata che le ricchezze si moltiplicano con la stessa velocità delle povertà che precipitano, dove il concetto di giustizia è misurato sui vestiti di seta e cashmere, dove la tenaglia dei suoi esecutori raggiunge profondità di tale iniquità che risulta naturale mantenere istituzioni repressive per perpetuare all’infinito la persecuzione e il martirio di vittime innocenti nel nome di aberrazioni ambientali.
Crescere e vivere in luoghi dove regna la carità religiosa, il romanticismo da soap opera, l’abnegazione del salario da fame, l’egoismo della proprietà privata, la difesa dell’ordine costituito, la trasformazione del suolo in cimitero a cielo aperto.
Crescere e vivere chiusi fra quattro mura di cemento armato dipinto dalla chimica da laboratorio, stritolati da una educazione obbediente misurata in codici scolastici, indottrinati da una morale dove l'ego acquista punti a discapito del silenzio.
Crescere e vivere soffocati da eserciti di articoli ricoperti di plastica, emanciparsi in strade percorse da fumi di monossido, timorosi di uscire dai binari arruginiti inchiodati sulle nostre schiene, sdraiarsi sul ciglio dell’orizzonte senza mai attraversarlo.
Crescere e vivere sordi ai lamenti incessanti che lacerano le pareti di lager, sorridere ai liquami che avanzano fino a cingerci le narici, scendere in gola e credere che siano digeribili, abituarsi alla sovranità di coloro che siedono sui nostri corpi.
Crescere e vivere sordi ai lamenti incessanti che lacerano le pareti di lager, sorridere ai liquami che avanzano fino a cingerci le narici, scendere in gola e credere che siano digeribili, abituarsi alla sovranità di coloro che siedono sui nostri corpi.
Questo non è crescere, non è vivere, esseri viventi trasformati in prodotti da masticare e sputare, masticare e sputare. Mi chiamano nemico del sistema, traditore della morale, fabbricante di falsità e sogni irrealizzabili, ma sono solo una foglia seccata al sole da un’estate malata, un torrente prosciugato da dighe puzzolenti e marce, un’albero troncato da catene astute, una talpa agonizzante da ruspe ripiene di fango, un lago ricoperto di immondizia. Non temete il mio urlo non si sentirà, travolto e mascherato dalle sirene del progresso.
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