L’accusa parte da due giornalisti del quotidiano Il Piccolo di cui, però, l’ordine dei giornalisti non vuole rendere pubblico il nome.
La “Voce di Trieste” avrebbe attaccato i due giornalisti anche a livello personale. Ed in questa azione il giornale “troppo indipendente” si sarebbe associato al movimento Trieste Libera. La “gravissima” aggressione contro la “libera stampa di regime” ha trovato l’immediato appoggio del sindacato dei giornalisti uscito con un comunicato inequivocabile:
«Il Consiglio Regionale dell’Ordine dei Giornalisti ha esaminato, nella sua ultima riunione, gli esposti presentati da due colleghi del quotidiano Il Piccolo, in merito agli attacchi, anche di carattere personale, subiti nelle scorse settimane da parte del periodico “La Voce di Trieste”, nella versione cartacea e on-line, e sui profili del social network Facebook riconducibili al movimento Trieste Libera. Il Consiglio ritiene che gli esposti, considerato il materiale a supporto presentato, abbiano fondamento e ha quindi trasmesso gli atti al Consiglio di Disciplina dell’Ordine, esprimendo nel contempo, insieme all’Assostampa del Friuli Venezia Giulia, piena solidarietà ai colleghi oggetto di ingiustificabili espressioni lesive della loro professionalità e onorabilità.»
La realtà è naturalmente tutta al rovescio. Il Piccolo è tra i principali responsabili di quella macchina del fango mossa contro il movimento Trieste Libera in associazione con la maggioranza degli organi di informazione presenti a Trieste. E certamente i due “anonimi” giornalisti ne sono tra gli autori. Come confermato dalla loro stessa denuncia.
Un vero linciaggio pubblico nei confronti di un movimento che si batte per quella legalità violata dallo Stato italiano illegittimo occupatore del Territorio Libero di Trieste. Una aggressione mediatica terroristica di stampo dittatoriale fatta di notizie false e tendenziose e con minacce dirette di privazione dei diritti fondamentali e della stessa libertà a tutti coloro che si riconoscono nelle richieste di giustizia e legalità sostenute da Trieste Libera.
Solo un giornale ha preso le difese dei cittadini aggrediti dalla macchina della propaganda di Stato: La Voce di Trieste con il suo coraggioso direttore Paolo G. Parovel. E questa isola di legalità della libera informazione è ovviamente diventata immediato bersaglio dei servitori dei “poteri forti” che non possono permettere che la verità si propaghi.
Non è facile sostenere sulle proprie spalle i diritti di tanti. Che poi magari nemmeno riconoscono il tuo sacrificio. Lo so per esperienza diretta. Chi decide di esporsi lo fa sapendo i rischi che corre, e in un certo senso ha già superato la “paura”. Ma se l’esempio di questi pochi non viene seguito e non porta altre persone oltre la paura non produrrà frutti.
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