“Se non state attenti, i media vi faranno odiare le persone oppresse e amare quelle che opprimono.” Malcom X.
Un ottimo mezzo per controllare una società è annichilire qualsiasi tendenza degli individui a fare un passo fuori dalla massa, a contestare l’autorità, a sviluppare diversità difficilmente governabili. Se quest’attività di controllo fosse operata solamente e direttamente dall’alto, richiederebbe uno sforzo immane e risorse infinite. Un metodo molto più efficace è far sì che ogni individuo sia controllato dal suo vicino, dai suoi amici, dai suoi parenti.
Quest’obiettivo può essere raggiunto semplicemente usando la forza persuasiva dei media diventati ormai nient’altro che strumenti di propaganda.
Forse può sembrare solo un luogo comune, ma di fatto, come in tutti i settori, la competizione, la cosiddetta libera impresa, non hanno mai garantito equità ed equilibrio, bensì solo la formazione di grandi centri di potere che inglobano quelli più piccoli, e che poi si accordano tra loro creando un monopolio, un’oligarchia.
Reporter senza frontiere classifica l’Italia come paese con sensibili rischi alla libertà d’informazione, mentre oggi negli USA 6 multinazionali possiedono il 90% dei mainstream media.
In questo contesto, manipolare l’informazione non è più un pericolo, piuttosto è un effetto perfettamente naturale ed endemico del sistema stesso.
Con questo efficacissimo mezzo, un sistema di poteri, può inculcare, quasi a livello subliminale, opinioni e idee nei singoli individui che poi le trasmettono ad altri e prendono piede fino a trasformarsi in tendenze, mode, abitudini considerate naturali e spontanee.
Una prova di questo è come vengono considerate tutte le teorie cospirative moderne. Ormai il dibattito pubblico quasi non esiste più, esiste solo uno show mediatico, diventato poi privato, quotidiano, che vede da una parte tutti quelli che credono a queste cose, dall’altra quelli che non ci credono.
Già il fatto che ci sia stato il bisogno di inventare il neologismo dispregiativo “complottista” dovrebbe far insospettire e dovrebbe far nascere un’analogia con la neolingua orwelliana: una dicotomia mediatica di questo genere implicherebbe che qualsiasi teoria della cospirazione si basi sulle stesse premesse, quando è ovvio che ogni teoria implichi argomentazioni completamente diverse (basti pensare alla teoria sul finto allunaggio americano confrontato con le teorie sull’omicidio di Kennedy).
A parte questo grossolano e pretestuoso “fare di tutta l’erba un fascio”, che dovrebbe far passare da cialtrone (o persona in malafede) chi se ne serve, Il fatto evidente è che si tenta di far passare chiunque cerchi di mettere in dubbio una verità ufficiale come facente parte di uno strano circolo di individui che sono:
1. fannulloni che hanno tempo da perdere.
2. creduloni.
3. ignoranti senza specifiche competenze.
4. in cerca di notorietà.
5. in cerca di uno scudo psicologico in quanto è comodo addossare a non ben identificate entità occulte le colpe dei problemi del mondo, anziché farle ricadere sulla società.
6. preda di quel bisogno sociale di identificarsi e far parte di una sorta di gruppo o branco ben distinto che ne spalleggi e supporti le idee e le azioni.
Analizzando questi “credo popolare”, con un po’ di onestà, è evidente quanto siano fallaci, assurdi e di parte.
1. tempo da perdere: mettere in dubbio una verità ufficiale è di certo un grande impegno in termini di tempo ed energie, se lo si vuole fare seriamente. Questo implica automaticamente che le persone che lo fanno siano dei perdigiorno? Perché non usare lo stesso aggettivo per chi colleziona francobolli, gioca a golf o va allo stadio? no, in questi casi si parla di “interessi”, di “hobby”. Curioso…
2. creduloni: un credulone che mette in dubbio una verità ufficiale? io pensavo che un credulone fosse qualcuno che si beve ciò che si pensa sia vero senza metterlo in dubbio… alla faccia della neolingua!
Ovviamente però questo epiteto viene risparmiato in tutti gli ambiti in cui persino credere senza prove sia socialmente accettato. Basti pensare a chi sostiene una qualsiasi fede religiosa, crede in un paradiso, nei santi, negli angeli custodi ecc.
3. mancanza di competenze tecnico/scientifiche: semplicemente falso. Tutte le teorie cospirative di cui sono venuto a conoscenza comprendono, o addirittura sono nate, grazie ad esperti e addetti ai lavori che hanno puntato il dito contro le bugie dei vari governi.
4. ricerca della notorietà: purtroppo quella che si raggiunge parlando di questi temi non è una notorietà positiva, soprattutto per i già citati addetti ai lavori che rischiano la reputazione, il lavoro. Chi si espone su questi temi lo fa nonostante la notorietà che potrebbe coglierlo.
5. lo scudo psicologico: questa forse è una delle fandonie più grosse sui teorici della cospirazione. In primis è sicuramente molto più comodo e psicologicamente rassicurante fingere di vivere in un mondo senza cospirazioni, dove i potenti fanno quello che promettono di fare, i colpevoli finiscono in galera e gli uomini onesti prosperano. Peccato non sia la realtà. Inoltre chi tenta di svelare i complotti di certo non si scansa dal dovere morale di contribuire a risolvere i problemi della società, anzi ne diventa protagonista, con tutti i pro e soprattutto i contro. Inoltre neanche assolve la società dalle proprie colpe perché è palese che non può esistere cospirazione che non si basi su una mancanza sociale e individuale di tutti, di informazione e/o di azione. Quindi la società e l’individuo non vengono visti come semplici vittime, ma anche come il tramite colpevole della realizzazione delle cospirazioni. Altrimenti non si spiegherebbe il perché l’attivismo sia un’attività comune tra i teorici della cospirazione, tra i quali spesso emerge forte il desiderio di instillare un cambiamento sociale, culturale e spirituale. Ovviamente questi aspetti vengono fraudolentemente e convenientemente fatti passare inosservati.
6. l’identificarsi in un gruppo: ennesimo rovesciamento della verità. Come già detto, chiunque faccia un passo nella direzione di coloro che contestano la versione ufficiale di qualche evento, affronta un percorso fatto di ostacoli, derisione e isolamento sociale. Viceversa è chi non mette in dubbio le autorità e le loro versioni dei fatti che sceglie la poltrona più comoda, dove saranno sempre spalleggiati dalla sfarzosa ufficialità dei fatti e siederanno sempre dalla parte della maggioranza e del giusto, senza neppure la fatica di verificare che le loro opinioni siano corrette, esattamente come farebbe un bambino imitando un genitore. Contestare le autorità e le verità ufficiali, invece, è una presa di posizione positiva, coraggiosa e matura che potrebbe aiutarci a far cessare questa eterna adolescenza sociale che ci opprime, questo delegare ciecamente alle istituzioni parti sempre più grandi della nostra vita al punto tale di delegare persino il senso della morale.
Questo silenzioso atto di delega è la tomba dell’emancipazione morale e sociale dell’individuo e rappresenta anche un vero pericolo perché sta alla base dei più grandi crimini della storia: ogni individuo deve fare i conti con la propria morale e, anche se ci hanno sempre cercato di convincere del contrario, ogni essere umano è difficilmente incline a fare del male. Se però una figura autoritaria convince questi che una determinata azione, seppur violenta, è per un bene superiore, le cose cambiano radicalmente.
Il famoso esperimento di Milgram nel 1961 sull’autorità (potete trovarlo in rete) dimostra proprio questo: le persone coinvolte nel test, nonostante evidenziarono i sintomi di un forte stato d’ansia e avessero protestato perché l’esperimento avesse termine, erano andate contro i loro principi morali, mettendo in pericolo la vita di uno sconosciuto solo perché una figura autoritaria glielo aveva chiesto.
Nelle parole dello psicologo sociale Arthur Miller: “L’ansia dimostrata dai soggetti durante l’esperimento fece apparire con chiarezza lo straordinario impatto dell’autorità: un campione di soggetti presumibilmente normali, di ‘brave persone’, era stato indotto ad andare contro i propri principi, accanendosi con una vittima che si lamentava, solo per eseguire un ordine che veniva dall’autorità”.
Emblematica era la risposta di alcuni soggetti a cui fu chiesto di chi sarebbe stata la responsabilità se qualcuno fosse morto a causa delle loro azioni: indicarono colui che gliel’aveva ordinato. Non a caso questo esperimento viene spesso citato per spiegare come possano avere luogo genocidi, guerre ed orrori simili che coinvolgono milioni di persone.
Mai nella storia la disobbedienza e la contestazione dell’autorità hanno portato a colossali e disumane tragedie come invece l’obbedienza e l’omologazione hanno fatto.
Ecco come si possono demolire le più grossolane credenze sul cosiddetto complottismo: con un’analisi di una facilità elementare per la quale, spero, perdonerete alcune semplificazioni dovute al mezzo, ma che credo non abbiano indebolito la tesi, alla quale chiunque, dotato di un minimo di senso critico e immune al plagio mentale può arrivare.
ma se questo non bastasse, recenti studi effettuati da sociologi e psicologi (tra i quali quello di Michael J. Wood and Karen M. Douglas della Kent University) hanno dimostrato che è ormai la maggioranza delle persone a mettere in dubbio le verità ufficiali. E i cosiddetti “convenzionalisti” (sì, esiste una classificazione anche per quelli che credono nelle verità ufficiali, anche se non l’avete mai sentita suppongo… chissà perché) sono generalmente quelli che cercando di esporre le loro opinioni lo fanno in maniera più violenta, proprio perché fanaticamente attaccati alla loro irremovibile e accettata versione dei fatti. I cosiddetti complottisti, d’altra parte, non pretendono di avere una teoria che spiega completamente gli eventi, ma cercano di sfatare la versione ufficiale.
Lo studio ha determinato che i cosiddetti complottisti guardano al contesto storico più degli anti-complottisti.
La psicologa Laurie Manwell della University of Guelph fa notare che gli “anti-complottisti” non sono in grado di pensare con chiarezza a proposito di eventi come l’11 settembre a causa della loro incapacità di elaborare informazioni che contrastano con convinzioni pre-esistenti.
Il professor Steven Hoffman dell’Università di Buffalo aggiunge che le persone anti-complottiste sono tipicamente preda di una forte “propensione alla conferma”; in altri termini, cercano le informazioni che confermano le loro convinzioni pre-esistenti, mediante l’utilizzo di meccanismi irrazionali (come ad esempio l’etichetta “teoria del complotto”) per evitare informazioni contrastanti.
Questo modo di considerare “i complottisti”, evidentemente manipolato, bugiardo e distorto, dagli artefatti circhi mediatici e verticali come quello televisivo, è permeato nella cultura della società al punto tale che ho visto con i miei occhi persone scimmiottare e schernire alcune teorie del complotto, usando termini e nomi specifici, senza sapere l’origine, né il significato di quei nomi e di quei termini, proprio come un bambino ripete a pappagallo la barzelletta sporca ascoltata da un adulto senza comprenderne nemmeno il senso.
Di fronte alla presentazione di una teoria cospirativa, anche da parte di un amico, di un parente, la reazione più comune è un rifiuto categorico, quasi violento, una presa di posizione perentoria di scherno e derisione, un bullismo sociale paragonabile a quello che può subire un adolescente troppo sensibile in una scuola di bifolchi.
Non esiste confronto, non esiste nemmeno interesse. Esiste solo un’automatica presa di posizione che vieti categoricamente anche il solo parlare di certi argomenti. Una reazione così istintiva da assomigliare ad un riflesso condizionato.
Questa non è altro che un’evidente manipolazione della percezione: a prescindere dai contenuti, qualsiasi rivisitazione di una verità ufficiale è stata associata a un qualcosa di cui prendersi gioco.
Al solo parlare di personaggi politici coinvolti in giochi di potere finanziari, più volte ho sentito lo sfottò, recitato a mo’ di filastrocca “Sì, sì, Monti massone schiavo delle banche.” come a dire: “basta con queste banali idiozie”. Consideriamo che le critiche a Mario Monti si basano sul fatto che egli sia stato scelto (non eletto) per porre rimedio alla disastrosa situazione finanziaria Italiana, nonostante questi provenga dalla stessa banca (la Goldman Sachs) che è stata incriminata per avere truccato i conti Greci e favorito la crisi attuale e quindi essere responsabile dei disastri economici e personali di milioni di persone. Direi quindi che stiamo parlando di una cosa seria e tragica. Immaginate se la stessa derisione avvenisse parlando della mafia e al solo tentare di parlare del pericolo dell’infiltrazione mafiosa nel parlamento ci si sentisse chiudere la bocca con uno sfottò tipo: “Sì, sì, la mafia cattiva cattiva che ammazza i magistrati.”
È evidente che questo atteggiamento non sarebbe socialmente accettato né in alcun modo giustificabile.
Un altro esempio che ho vissuto di persona è questo: da almeno 7 anni vado parlando di microchip sottocutanei con tecnologia RFID (ricetrasmittenti) e di come questi possano diventare pericolosi se usati come metodo di controllo in vista di uno stato di polizia.
All’inizio ho incontrato forte incredulità e frasi come “maddai, è roba da fantascienza”. Sennonché adesso che quei microchip sono una realtà assodata, quelle stesse persone che erano incredule adesso hanno cambiato opinione e dicono “ma lo sanno tutti che esistono! è una cosa normale, non è un complotto!”.
Si dice che le idee rivoluzionarie all’inizio vengano derise, poi osteggiate e infine assorbite come “fatto assodato”. Beh questo accade purtroppo anche per fatti negativi come questo. Le persone sono così terrorizzate dal prendere in considerazione l’ipotesi di un “complotto” e finire per essere prese in giro a loro volta, che prima negano e deridono, poi quando la cosa è ormai palese, si nascondono dietro alla banalità del fatto continuando a non riconoscerne la pericolosità.
Questo fa sì che ogni cosiddetto “complotto”, oggi è considerato una stupida fantasia e domani diventerà un normale fatto di cronaca a cui pochi daranno peso. Il risultato è che qualunque lobby o oligarchia occulta (o non) può tranquillamente continuare a fare i propri giochetti, sulla nostra pelle, indisturbata.
L’inganno si basa su un trucco logico-linguistico: le teorie cospirative non vengono mostrate per quello che sono, ovvero una serie di prove che mettono in crisi una versione ufficiale (in questo modo non sarebbero ridicolizzabili a prescindere, ma ci vorrebbe uno scomodo confronto sui dettagli), ma piuttosto vengono fatte passare per delle verità assodate alle quali alcuni, nonostante la mancanza di prove certe, credono.
Il fatto è che non esiste nessun “complottista” come il neologismo vuole rappresentare. Esistono solo persone che cercano delle verità, o meglio, delle bugie, in tantissimi aspetti della vita di tutti i giorni. Quegli aspetti che tutti gli altri hanno smesso di verificare (o non hanno mai fatto) per pigrizia o per eccesso di fiducia verso l’autorità (di nuovo quella).
Facciamo l’esempio dell’11 Settembre. Le teorie cospirative non vogliono raccontare una verità alternativa, ma provare che il governo ha mentito sull’accaduto. Basta semplicemente questo per dimostrare che le autorità erano coinvolte e che c’è bisogno di appurare la verità dei fatti piuttosto che fidarci di quanto raccontato. Per fare questo non occorrono documentari di 3 ore, basterebbe un solo elemento: l’edificio 7. Un palazzo di 47 piani, con struttura in acciaio, costruito negli anni 80, crollato anch’esso quel giorno, nonostante non fosse stato colpito da un aereo e avesse subito solo leggeri danni esterni (dovuti al crollo della torre nord) e presentava scarsi focolai di incendio.
Paragoniamo dei filmati di crolli dovuti a cedimenti strutturali e demolizioni controllate… La domanda è: voi giudicate da quello che vedete, o giudicate in base a ciò che vi è stato detto di vedere?
Un palazzo del genere non può semplicemente crollare in quel modo se non attraverso una demolizione controllata che implicherebbe una pianificazione dell’operazione di settimane oltre che ovviamente una previsione degli “attentati”. Quali altre prove servono oltre ad un edificio minato?
La cosa è tanto evidente che è paradossale… è paradossale che anche in questo caso siano considerati creduloni quelli che sono convinti ci siano state raccontate delle menzogne, piuttosto che coloro che hanno visto crollare i primi 3 edifici nella storia a causa di un incendio. E sono certo che tutti voi “convenzionalisti”, avete controllato le fonti delle vostre informazioni e siete certi che il colpevole fosse davvero Bin Laden, che fosse davvero nascosto in Afghanistan e che ci fossero davvero lee basi giuridiche e morali per iniziare una guerra che dura da 12 anni ha causato più di 3mila morti… tra i soldati alleati. Mentre le perdite civili di donne uomini e bambini che non c’entravano niente non si saprà mai, ma si stima sia intorno ai 30 mila. Trentamila!
Potrei forse capire un atteggiamento così ciecamente e irrazionalmente negazionista da parte delle persone e delle autorità se la storia fosse scevra da qualunque cospirazione. Peccato che così non sia, anzi. La storia è costellata di piccole e grandi cospirazioni. Sono così tante e trasversalmente diffuse in diversi ambiti che non possono essere ignorate a meno che non si ammetta un comportamento palesemente e opportunamente ignorante o disonesto.
Nonostante queste ricorrano nella storia, la memoria collettiva è tenuta a bada dalla già citata propaganda mediatica. Questa ha diffuso anche l’idea che grandi cospirazioni non siano in realtà attuabili per 3 principali motivi:
1. servirebbe troppa segretezza da parte di troppe persone e prima o poi la gente lo verrebbe a sapere.
2. i governi e le autorità non farebbero mai volontariamente del male ai propri cittadini.
3. non sono mai esistite grandi cospirazioni, sono solo sciocchezze che si trovano in rete.
Ognuno di questi punti si fonda su luoghi comuni talmente banali che sorprende il fatto che facciano tanta presa. Solo dando un’occhiata all’ultimo secolo possiamo trovare esempi pertinenti:
1. La segretezza: il progetto Manhattan che ha portato alla creazione della bomba atomica negli anni 40, coinvolse 140 mila persone e costò qualcosa come 30 miliardi di dollari di oggi. Il progetto era e restò segreto fino all’esplosione degli stessi ordigni in Giappone. Per chi pensa che oggi una cosa simile non sarebbe possibile perché sono maggiori e più potenti i mezzi di informazione, vi voglio ricordare che, come già detto, i mezzi di informazione sono in mano a poche persone e, soprattutto, il punto di forza della segretezza del progetto consisteva nel far lavorare le persone a piccoli progetti apparentemente separati tra loro, a compartimenti stagni e in una struttura piramidale. Purtroppo questa strategia può essere usata ancora oggi con ottimi risultati in tutti i campi in cui si richiedono la segretezza e il lavoro di molte persone ignare di ciò che stanno realmente portando a termine.
2. Le autorità non farebbero mai del male: nell’ultimo secolo il governo degli stati uniti è stato scoperto essere, svariate volte, colpevole di spruzzare su cittadini inconsapevoli, agenti chimici militari a scopo sperimentale. Famoso fu il caso di St.Louis, degli anni 50, dove per anni il governo americano ha spruzzato sulla citata metropoli un composto chimico all’oscuro dei cittadini a cui era stato raccontato che le nuvole gassose erano state emesse per creare uno “scudo” e proteggerli da attacchi russi.
3. Le cospirazioni esistono solo in rete: per questo punto vorrei parlare della cospirazione più grande che esista, e ovviamente la più fantasiosa e infondata per i “convenzionalisti”. Il Nuovo Ordine Mondiale. In poche parole un piano per riunire tutte le nazioni e gli eserciti in un unico immenso ed eterno super stato Orwelliano. Sorvoliamo che alla base di questo piano c’è una determinata e spietata centralizzazione del potere, così che i centri decisionali siano sempre più lontani dalle persone e meno gestibili, e che questo sta già accadendo a ritmi spediti da molto tempo… sorvoliamo questa evidenza e leggiamo cosa disse un senatore americano alla Commissione Affari Interni del Senato degli Stati Uniti (dichiarazione del 15 dicembre 1987):
“Questa campagna contro il popolo americano, contro la cultura e i valori tradizionali del popolo americano, è una strategia sistematica di tipo psicologico. E’ orchestrata da una vasta rete di gruppi di pressione[…].
Tra di loro, possiamo citare il Dipartimento di Stato, quello del Commercio, le banche centrali, le multinazionali, i mass media, l’establishment della cultura, l’industria dell’intrattenimento e le maggiori organizzazioni no-profit.
Signor Presidente, un attento esame di ciò che sta accadendo dietro le quinte degli avvenimenti mondiali, rivela che tutti questi gruppi di potere stanno lavorando per creare quello che alcuni chiamano “nuovo ordine mondiale”.
Le organizzazioni private, come il “CFR”, l’Aspen Institute […] e il Bilderberg Group servono a diffondere e a coordinare i piani di questo “nuovo ordine mondiale”, nei settori vitali degli affari, della finanza, della cultura e dell’amministrazione…
L’influenza dei loro membri all’interno del nostro establishment politico sta diventando un dato di fatto, nella nostra realtà quotidiana. Questa influenza cosi forte lavora, a lungo termine, contro la sicurezza della nostra nazione. Rappresenta un’ingerenza che, se non controllata, potrebbe, in ultima analisi, sovvertire il nostro ordine costituzionale”.
Non è un caso che la citazione parli di ordine costituzionale poiché le carte costituzionali rappresentano un baluardo di libertà per tutti i popoli di tutti gli stati, e non a caso, la nostra costituzione è stata letteralmente sovrascritta dai trattati europei, senza il nostro consenso, come frutto non di un processo democratico, ma delle stesse manovre degli stessi poteri di cui parlò il senatore nella sua dichiarazione.
Ovviamente ci sarebbe qualche altra tonnellata di esempi da mostrare, ma non voglio che questo video sia solo una lista di fatti che dimostrino le bugie che ci vengono raccontate (anche se continuano a chiamarli complotti), bensì un ragionamento che sproni le persone a guardare oltre quello che ci viene detto.
Voglio dire… viviamo in un’era in cui un fatto eclatante e terribile come un crimine di guerra può diventare semplicemente inesistente o passare inosservato grazie alla manipolazione mediatica. La guerra in IRAQ iniziata nel 2003 e durata 8 anni, si stima abbia causato 400’000 morti tra i civili, ed è stata intrapresa dagli Stati Uniti perché L’IRAQ era accusato di possedere armi di distruzione di massa. Armi che non sono mai state rinvenute.
Qualunque altro paese sarebbe stato messo sotto processo per crimini di guerra. Qualcuno allora potrebbe imprecare arrabbiato contro lo strapotere guerrafondaio degli Stati Uniti, ma in quella guerra c’eravamo anche noi, e figuratamente anche ogni paese che non ha mosso paglia per protestare o fermare l’uccisione ingiustificata di quelle persone.
Molti sono convinti di vivere in un mondo democratico, in cui i politici si scontrano tra loro per garantirci un posto migliore in cui vivere. Ecco allora, in questo caso, dov’erano gli oppositori del presidente Bush, che avrebbero dovuto cogliere al balzo questa tragedia per farlo politicamente fuori?
Qualcuno ha fatto questa domanda proprio ad uno di loro, John Kerry, chiedendogli anche spiegazioni sul perché non avesse contestato le elezioni che aveva perso contro Bush a causa dei brogli saltati fuori, e domandandogli anche se non fosse strano che entrambi i presidenti facessero parte di una società segreta chiama Skulls and Bones.
Al ragazzo è stata data una risposta molto rassicurante e democratica: è stato fatto tacere, arrestato e colpito con una scarica di taser.
Cos’altro vi serve per capire che non esiste più alcuna garanzia democratica, che gli scontri politici sono pianificati come coreografie di un balletto?
Cos’altro vi serve per vedere che il mondo si è trasformato in una cricca mafiosa che gioca a risiko con ognuno di noi? contro ognuno di noi… Le cospirazioni le abbiamo davanti agli occhi ogni giorno amici miei, e più andiamo avanti più ci rendono insensibili a quello che succede. Zittiscono qualunque dissidente ridicolizzandolo, edulcorano la verità in modo che si possa digerire facilmente qualsiasi macigno. E le persone sono disposte ad ingoiare tutto purché credano di vivere nel mondo che gli hanno dipinto.
Siamo dei drogati di verità e soffriamo di una grave forma di dipendenza. Per la verità credemmo a qualsiasi menzogna. Sembra un paradosso… Ma è proprio questo che spaventa di più del mondo delle cospirazioni: entrare in una dimensione in cui ogni notizia non è certa, non è pre-filtrata, non è garantita e deve essere vagliata e pesata con cura. Una cpsa che non siamo più abituati a fare.
Il problema quindi sta a monte, nella volontà di ognuno di sentirsi rassicurato e conoscere la verità.
Non importa se questa te la dà Rete4 (il resto è tutta propaganda comunista), o il tuo sito di controinformazione di fiducia (il resto sono tutti ignoranti che guardano solo la tv o debunker infiltrati).
Abbiamo invece bisogno di essere in grado di mantenere quello spirito di ricerca necessario a barcamenarsi in un terreno nuovo, dove ogni notizia va personalmente valutata e gestita coscientemente, dove non esiste più un cameriere che serve notizie “sicuramente certe”.
Anche coloro che hanno smesso di credere alle verità ufficiali quindi possono correre il rischio di barricarsi ideologicamente nel loro mondo alternativo fatto di nuove piccole e grandi certezze, chiudendo fuori tutti gli altri argomenti e tutte le altre persone (schiave del sistema!), creandosi una nuova “rete4″ però, stavolta finalmente, fatta di verità assolute… non rendendosi conto di aver solo cambiato spacciatore di verità preconfezionate.
La verità è una ricerca infinita e non è per tutti, ma è l’unica strada che porta ad un vero attivismo e ad un vero cambiamento. Una strada sulla quale non si muove un passo senza aver il coraggio di portarsi addosso una montagna di dubbi.
Se non riprendiamo in mano la situazione e ricostruiamo il nostro senso critico rifiutando di credere ciecamente a quello che ci viene detto, verificando le informazioni, confrontandoci con le persone, saremo sempre gli strumenti di questo orrore.
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