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Angela Zurzolo dal sito osservatorioiraq.it
In uno dei suoi interventi più recenti, durante la sua ultima visita a Kabul, il segretario di Stato Usa Hillary Clinton aveva esortato i talebani a prendere parte a "un futuro di pace", altrimenti dovranno prepararsi ad "affrontare attacchi continui". Quelli perpetrati dagli uomini addestrati dagli Usa?
Al suo ritorno, poi, la Clinton aveva difeso l'approccio dell'amministrazione Obama, insistendo sul fatto che il governo Usa "rispetterà i suoi impegni e progredirà nei suoi obiettivi in Afghanistan".
"L'America ha pagato un caro prezzo per svincolarsi, dopo che i sovietici hanno lasciato il paese nel 1989. Non possiamo permetterci di fare lo stesso errore di nuovo. Dobbiamo essere intelligenti e strategici e dobbiamo lavorare insieme per proteggere i nostri interessi".
Quando però la Clinton non pensa ai suoi “interessi”, la prospettiva sulla storia e sulle cose sembrerebbe mutare.
Nell'intervista che vi proponiamo, infatti, la moglie dell'ex presidente americano sembra riconoscere
che l'interventismo e la via della repressione abbiano invece contribuito a “creare il problema che ora stiamo combattendo”, ovvero, il terrorismo di Al Qaeda.
La premessa è la sincerità: la Clinton infatti esordisce con un “se devo essere onesta, noi abbiamo contribuito a creare il problema che ora stiamo combattendo”.
E per spiegarne il motivo, risale alla radice del problema: “Quando l'Unione Sovietica ha invaso l'Afghanistan, noi abbiamo avuto la brillante idea di appoggiare il Pakistan e creare le forze dei mujaheddin e di equipaggiarli con missili e qualsiasi altra cosa, in modo che si insediassero in Afghanistan dopo le forze sovietiche. E ci siamo riusciti".
Si stima che gli Usa abbia fornito alle forze della guerriglia 65 mila tonnellate di armi, fra cui missili Stinger e aiuti economici per 470 milioni di dollari.
Anche la Clinton sta ammettendo che il tentativo di contrastare le forze sovietiche a qualsiasi costo avrebbe dunque creato un mostro?
Il segretario di Stato continua: “L'Unione Sovietica ha lasciato l'Afghanistan e noi abbiamo detto 'bene, ok, arrivederci! Lasciando lì quelle persone da noi addestrate, fondamentalmente fanatiche, in
Afghanistan, in Pakistan, e soprattutto lasciandole ben armate e creando, in tutta franchezza, una situazione caotica che noi a quel tempo non abbiamo avuto la prontezza di riconoscere, in quanto eravamo troppo felici che l'Unione Sovietica fosse stata cacciata”.
Cercando di combattere il 'nemico' numero uno, le Armate Rosse, gli Stati Uniti sembrerebbero aver dimenticato quello che si proponevano come obiettivo principale, in via del tutto teorica, all'inizio: "difendere gli interessi dei civili".
Nell'78, il Partito democratico del popolo afghano, filo-sovietico, diede il via alla “rivoluzione d'aprile”, che portò alla nascita della Repubblica democratica dell'Afghanistan, di Taraki.
Le riforme furono incentrate sulla sovietizzazione e laicizzazione del paese, e suscitarono malcontento presso i civili.
Nell'79, Iran, Pakistan e Cina si spartivano l'80% del territorio. Dopo l'uccisione di Taraki, di fronte alla minaccia di una ribellione islamica nel Turkmenistan, nell'Uzebekistan e nel Tagikistan, l'Urss invase il paese.
Fu così che negli anni Ottanta, gli Usa fornirono il loro aiuto al Pakistan. Questo secondo la versione ufficiale. Non è un segreto che l'aiuto segreto americano fosse iniziato molto prima. Già nelle dichiarazioni dell'ex consigliere per la Sicurezza nazionale statunitense, Brzezinsky: "Gli aiuti ai mujaheddin da parte della CIA sono iniziati durante il 1980, ovvero, dopo che l'Armata rossa aveva cominciato l'invasione dell'Afghanistan il 24 dicembre del 1979.
La realtà, rimasta fino ad oggi strettamente celata, è completamente diversa il 3 luglio del 1979 il presidente Carter firmava la prima direttiva per aiutare segretamente gli oppositori del regime filo-sovietico di Kabul.
Scomparsa l'Urss, anche grazie al colpo di grazia ricevuto con l'Afghanistan, gli Usa si sono ritrovati di fronte un altro nemico. Un ex alleato.
Un governo di stampo islamico-sunnita in Afghanistan avrebbe fatto comodo, nei calcoli degli Usa, per contrastare il vicino Iran islamico-sciita e per frenare un eventuale ritorno russo nell'area.
Oggi, però, gli Usa si trovano a dover combattere il terrorismo che loro stessi hanno creato e che ha moltiplicato le sue forze e la sua presenza capillare in più territori.
Ed anche Hillary Clinton non può che ammetterlo: "Oggi, guardando indietro, le persone che stiamo combattendo adesso sono le medesime che abbiamo sostenuto nella guerra contro l'Unione
Sovietica".
Affermazioni che aiutano a proiettare sotto una nuova luce l'intervento in Iraq e in Afghanistan, dopo l'11 settembre.
18 novembre 2011
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