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venerdì 4 ottobre 2013

Lettera aperta al direttore de "La Stampa" sul fenomeno delle chemtrails.



E pensare che avrei voluto fare il giornalista anch’io… ma per fortuna la vita mi ha benedetto e mi ha evitato questa condizione, che difficilmente mi avrebbe consentito di stare con la schiena diritta. Non farò qui un’analisi approfondita della situazione dell’informazione in Italia e nel mondo, mi basta commentare i recenti articoli della dottoressa Bencivelli, pubblicati dal giornale che lei dirige, perché danno sufficientemente l‘idea di che cosa significa oggi giornalismo. Ovviamente, come cittadino che analizza il fenomeno delle scie chimiche da anni, faccio fatica a credere alla buona fede di chi, con tanta devozione, si accanisce a denigrare questa realtà, definendola una bufala, nascondendosi dietro a una scientificità tutta presunta e autoreferenziale, che non ha niente a che vedere anche solo col minimo tentativo di conoscere i fatti. Così come faccio fatica a credere alle tante di mail di vituperio contro la Bencivelli, ma se così fosse, me ne dolgo, non cambieremo di certo le condizioni che viviamo con la mancanza di rispetto per gli esseri umani.


Sa, nell’articolo della Bencivelli, si parla di onere della prova, dopo avere farfugliato sciocchezze sulla formazione delle scie di condensa, fenomeno abbastanza raro, e legato a ben note e precise condizioni di quota, temperatura e umidità. Nozioni elementari, che sono tranquillamente ignorate, farfugliando per l’appunto, che non si possono conoscere queste condizioni, Falso, qualunque vero meteorologo può smentire immediatamente questa fuorviante affermazione. Non di certo il Giuliacci nazionale, che arriva addirittura a inventarsi nuove nubi dai nomi strampalati, spacciandole come fenomeni rari ripresi fugacemente col suo telefonino, quando invece si tratta di scie chimiche, fotografate centinaia di volte ogni giorno dagli attivisti di tutto il mondo. È per me evidente che chi detiene il controllo dei mezzi di informazione, è ben ispirato a coprire un fenomeno che invece è di rilevanza mondiale, facilmente documentabile e, soprattutto, molto pericoloso per la salute.

Possono essere visti ormai quotidianamente, nei cieli di gran parte del pianeta, aerei senza contrassegno, che volano a trasponder spento, a varie quote, ma non di rado a quote inferiori ai tremila metri, condizione che di fatto impedisce la formazione di scie di condensa, e che invece rilasciano scie di diversa natura. Io stesso ho fatto eseguire analisi su vari campioni di diversi materiali di ricaduta, dall’acqua piovana a filamenti sintetici, che mostrano risultati inquietanti. Conservo ancora in frigorifero delle sfere gelatinose piovute dal cielo a Lugo di Romagna nel corso del 2012, rivelatesi essere composte  da krillium, un materiale polimerico di sicuro non sintetizzato tra le nuvole.

Ma che importa… la vostra ‘scienza’ troverà sempre il modo di screditare, e sempre in modo falso e autoreferenziale, qualsiasi prova, raccolta con fatica e sforzo personale, da chi si preoccupa veramente delle sorti dell’umanità. In maniera retorica, mi consenta di chiedermi che fine ha fatto il codice deontologico del giornalista. È ovvio che questo ormai non è che il pallido simulacro di qualcosa che un giorno forse si avvererà, quando i giornali non avranno più padroni, o quando questi non saranno più esponenti di gruppi di potere costituiti da avidi mercanti di vita.
Se la sua categoria fosse più interessata alla ricerca della verità, piuttosto che a seguire le indicazioni di chi la finanzia, magari qualcuno potrebbe anche interrogarsi su di un fenomeno ormai sotto gli occhi di tutti. Chiaro però che la mia è soltanto una pia illusione, perché sarà sempre più forte la voce del padrone.

La questione delle scie chimiche, o piuttosto geoingegneria, come qualcuno ama chiamare questo fenomeno, sarà anche una bufala, ma ormai sono molte le dichiarazioni ufficiali di vari governi che ammettono la possibilità e la necessità di influenzare il clima attraverso gli aerosol rilasciati da aviocisterne militari. Da ultima vi è la richiesta russa alle Nazioni Unite per operare su scala mondiale, allo scopo di influenzare il clima proprio in questa maniera. Il nostro caro Putin si dimentica però una cosa, che tutto questo è già in atto da anni in tutto il mondo, solo che la questione è coperta dal segreto militare.

Provi a pensare se fosse vero quello che noi ‘complottisti’, come ci chiamate con scherno e disprezzo, affermiamo, cioè che centinaia di aerei rilasciano tutti i giorni in atmosfera tonnellate di bario, alluminio, polimeri sintetici, e altre sostanze dannose per la salute, sia del pianeta che dell’umanità, con che faccia risponderete ai vostri figli, quando vi chiederanno “perché”, a voi che sapevate, e avete coperto… ma come uomo, non le viene voglia perlomeno di fare una vera indagine sul fenomeno? Sono disposto a darle indicazioni serie su come potrebbero essere svolte. Ci pensi, prima che lei e i suoi colleghi dobbiate rendervi conto, un giorno, di avere contribuito a coprire qualcosa di tremendo. Cominci con l’informarsi su cosa parte dall’aeroporto militare di Ghedi, e perché. Provi magari anche ad indagare sul perché le aerovie, che si dipartono da tale aeroporto, siano precluse al traffico civile, in virtù del fatto che lì sono in atto operazioni militari di tipo bellico. Con chi dovremmo essere in guerra?

Con seria preoccupazione e disappunto la saluto, Massimo Rodolfi 

lettera originale

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