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domenica 23 giugno 2013

Il Piccolo si 'scomoda' e intervista il presidente del Movimento Trieste Libera


Stefano Ferluga (Presidente M.T.L.)

dal Piccolo di Trieste


Trieste Libera: "La città autonoma con un governatore nominato dall’Onu"



Il presidente del Movimento: l’Italia qui non ha sovranità. Camber? Contatti zero, è responsabile di come siamo messi. Ci autofinanziamo. Ora a Vienna per presentare il nostro porto, l'attuale Authority non ha senso.




Raccolgono firme da spedire al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite chiedendo il rispetto del Trattato di pace del 1947 e del Memorandum di Londra del 1954: Trieste per loro è ancora Territorio libero, è sganciata dall’Italia, che però ha “occupato” il territorio e ne ricava tasse. Oggi sono a Vienna con una manifestazione-corteo: Trieste deve tornare porto dell’Austria e della Mitteleuropa e diventare un atomo nutrito solo dagli affari propiziati dai punti franchi. Chi sono veramente questi di “Trieste libera”? Risponde il presidente, Stefano Ferluga.



Signor Ferluga, chi siete dunque, chi vi appoggia?

Siamo un movimento che si è costituito due anni fa, Sandro Gombac è il vicepresidente, poi ci sono Vito Potenza, segretario, Arlon Stok, Adriano Ciacchi, Roberto Giurastante.

Giurastante è di Greenaction international, voi che cosa fate nella vita?

Io, 39 anni, sono operaio in una agenzia regionale di manutenzione strade, Gombac, (54), è rappresentante di telefonia, Potenza (43) ha una ditta edile, Ciacchi (36) è idraulico, Arlon (30), disoccupato, ha la laurea in Design strategico.

E che cosa fa un designer “strategico”?

Crea l’immagine di una azienda. Ma a Trieste non si trovano sbocchi per questo.

Perché trovate credibile riportare indietro l’orologio della storia a Trieste?

Qui non è questione di storia. C’entra il dispiacere per come Trieste viene gestita. Ci siamo aggiornati sulla questione del Trattato di pace. È tuttora vigente, per cui lo Stato italiano non ha sovranità su Trieste.

Le leggi italiane da decenni hanno dichiarato superati gli assetti del dopoguerra.

Se me ne cita una...

È lei che dovrebbe conoscerle. Il TLT: mai esistito.

Ce lo fanno credere. Noi con l’aiuto di Giurastante abbiamo studiato l’argomento. Ed è uscito chiaro il dilemma.

Avrete buoni consiglieri.

No, solo un avvocato, lo studio Bernot di Gorizia.

Un avvocato di Gorizia per fare Trieste “libera”?

Pochi avvocati triestini ci avrebbero appoggiati.

E non si chiede perché?

Non so dire perché e “per come”. Forse ci sono interessi. Una collusione fra sistemi giudiziari triestini.

È la teoria del complotto?

Non c’entra il complotto. A noi interessa che c’è una legge tutt'ora vigente, dice che Trieste ha sovranità su Trieste.

Vi richiamate all’autonomismo della Lista per Trieste, da cui viene Giulio Camber, il leader del centrodestra?

No, contatti zero. Lui non rappresenta quello che interessa a noi. Inoltre il signor Camber non ha fatto quello che doveva, per Trieste. Se avessimo chiesto appoggio a persone di questo genere non ci avrebbero nemmeno permesso di agire. Siamo agli opposti. Un conto è un partito, un conto un movimento. E io non sono un uomo della politica. Semplicemente ci siamo stufati della situazione, tentiamo il tutto per tutto. A chi ci rifacciamo? A niente, a noi stessi.

Però sui punti franchi in Porto vecchio avrete alleato il giornalista-polemista Paolo Parovel, che contesta l’urbanizzazione dell’antico scalo.

Ci siamo parlati, lo ringraziamo perché ci ha prestato attenzione. Però non appoggia al 100% la nostra azione. Sul Porto ci ritroviamo. E su Porto vecchio, sulle zone franche.

In Porto vecchio, le zone franche. E il Porto nuovo?

Non ne condividiamo la gestione. Le prerogative del Porto vecchio andrebbero estese anche al Porto nuovo. Del resto non conosco chi governa il Porto e non so dire se fa bene o no, dico solo che un’Autorità portuale non ha senso di esistere a Trieste. In sintesi: noi non siamo d’accordo con nessuno di quelli che oggi stanno nelle poltrone di potere. Non fanno niente. Il Trattato di pace e il Memorandum chiedevano per il Porto che una commissione internazionale nominasse un rappresentante delle nazioni firmatarie a rotazione. Con il Porto libero Trieste tornerebbe ricca. Oggi i punti franchi sono sottousati, invece servirebbero anche per la trasformazione delle merci.

Crede che a qualcuno, e addirittura alle Nazioni Unite, sembri plausibile che una piccola città italiana sogni di diventare Stato autonomo?

Sì, per riattivare l’economia. I proventi della Siot, per esempio. Tra accise, tasse e imposte sono 4 miliardi di euro versati a Roma. Rientrano 200-300 milioni, alla Regione, e solo una piccola parte a Trieste. Invece qui lo Stato non avrebbe diritto d’imporre neanche l’Iva.

Lei parla come la Lega: a noi le nostre tasse.

No, perché il TLT è uno stato indipendente, non è la Padania della Lega.

Non volete l’Italia. E l’Unione europea?

Il TLT non si aggrega a nessuno. Solo alle Nazioni Unite.

Non le pare di prospettare un’illusione?

No.

Di essere un deluso come Grillo che rifiuta tutto?

No, né con la Lega né con Grillo. Con nessun partito italiano.

Tutti soli, dunque.

Andiamo a presentarci a Vienna. Ci stiamo aprendo con l’esterno. Portiamo alle nazioni che ci circondano l’interesse per il Porto di Trieste.

Sognate una ricchezza futura. E se il calcolo si dimostrasse sbagliato? Chi pagherebbe Sanità, scuole, welfare?

Intanto lo Stato non imporrebbe più l’Iva. E i proventi da prodotti petroliferi sarebbero intanto un ottimo trampolino di lancio...

Lei sa che l’Associazione Punto franco internazionale ha già perso ben due cause al Tar su questi vostri temi?

Forse avevano posto male la domanda.

È così sicuro che tutti i governi dal dopoguerra in qua, le amministrazioni e i partiti politici italiani e triestini, non abbiano capito niente per 50 anni, e solo voi sì?

Messe le cose su questo piano, no, non penso questo. Noi però siamo in totale serenità, e umiltà. È un volontariato.

A proposito: e i soldi?

Per fortuna abbiamo molti volontari, gratuiti. E ci autotassiamo, vendiamo gadget.

Finanziatori: qualcuno pur ci sarà, ma lei non lo dice.

Parecchi imprenditori sono passati ai banchetti dandoci una pacca sulla spalla: “bravi!”. Però siamo orgogliosi della nostra indipendenza.

Quante firme raccolte? Il numero è sicuro?

Circa 8000, e le controlliamo accuratamente. Ma vogliamo arrivare a 40-50 mila e continueremo a raccoglierne pertanto fino alla fine dell’anno.

E poi che cosa ne fate?

Le spediamo al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Che dovrebbe emanare un decreto e nominare un governatore per Trieste. Non italiano, naturalmente.

Non italiano?

No, così è scritto nel Trattato di pace. E neanche jugoslavo. Be’, chiaro, la Jugoslavia non esiste più, bisognerebbe scrivere: di nessuna delle repubbliche della ex Jugoslavia. E neanche triestino.

E allora dove lo andiamo prendere?

In qualunque altra nazione. E dovrà fare da tramite solo con l’Onu. In città ci sarebbe l’assemblea popolare che nomina 10 consiglieri-ministri, quelli sì triestini, non c’è problema.



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