tratto da Su la Testa
di Gianni Lannes
C’è vita extra-terrestre? «Nella Via Lattea ci sono almeno 17 miliardi di pianeti delle dimensioni della Terra». È la stima diffusa all’inizio di quest’anno dalla American Astronomical Society, ovvero da due gruppi indipendenti di scienziati statunitensi, dopo una nuova analisi dei dati raccolti dalla Missione Kepler della Nasa, lanciata nel 2009 per cercare pianeti simili alla Terra. La nuova stima, tuttavia, non indica quanti pianeti siano potenzialmente abitabili.
Ufficialmente, gli scienziati devono ancora scovare un gemello della Terra, un pianeta che non abbia solo le stesse dimensioni, ma che sia anche collocato in una zona non troppo calda né troppo fredda, dove l'acqua possa esistere in forma liquida. Uno dei due gruppi che ha analizzato i dati, coordinato da François Fressin del Centro per l'astrofisica Harvard-Smithsonian, ha stimato che «almeno una stella su sei ha un pianeta di dimensioni della Terra che le ruota attorno». Usando un metodo differente, i ricercatori dell'Università di California, Berkeley, e dell'Università delle Hawaii hanno determinato che «il 17 per cento delle stelle hanno attorno a sé pianeti con un diametro simile o doppio rispetto al nostro».
Secondo l'astrofisica Margherita Hack esiste la possibilità di altre infinite Terre abitabili: «Il sole è una stella comunissima. Pensare che le condizioni per la formazione della vita si siano verificate solo sulla terra è assurdo. Sappiamo che ci sono miliardi di pianeti: dal '95 a oggi ne abbiamo scoperti oltre 300, sappiamo anche che quasi tutte le stelle (come il sole) hanno dei sistemi planetari quindi è ipotizzabile che ci siano miliardi di terre solo nella nostra galassia. Se contiamo che ci sono miliardi di galassie. Ci sono stelle molto più vecchie del sole che ha 5 miliardi di anni. Quindi è facile che le civiltà extraterrestri siano molto più evolute di noi».
Ma perché la scienza non ha ancora prodotto una prova sull’esistenza di altre intelligenze? Un dato è certo: il pianeta scoperto più simile a Gaia dista da noi venti anni luce. Per raggiungerlo e verificare servirebbe un'astronave capace di viaggiare almeno ad un centesimo della velocità della luce e ci vorrebbero comunque due millenni. Un'alternativa reale è il progetto SETI: dal 1964 dei telescopi sono puntati su pianeti più o meno simili alla Terra, in attesa di possibili segnali intelligenti. Ma la probabilità di captarli è bassa poiché per comunicare serve che il livello di sviluppo delle civiltà sia circa lo stesso.
Controllo spaziale segreto - Il 14 gennaio 2004 la Casa Bianca aveva annunciato il nuovo programma spaziale. Presentato con la denominazione “A Renewed of Discovery”, il progetto di George W. Bush, ha prospettato nuovi scenari nella conquista dello Spazio. Il programma, recepito dalla nuova amministrazione Obama, postula, tra l’altro fra il 2015 ed il 2020 il ritorno di un equipaggio statunitense sulla Luna, in vista di uno sbarco in grande stile dello zio Sam su Marte. Implicito al rilancio del programma spaziale e funzionale al ritorno della Nasa ai suoi obiettivi originari, vale a dire, l’esplorazione del sistema solare e dello spazio profondo, è il consolidamento - sotto l’amministrazione “democratica” - del ruolo del Dipartimento della Difesa nella Spazio più prossimo alla Terra, il cosiddetto Near-Earth Space. Un fatto rilevante, poiché le orbite basse sono quelle più direttamente legate agli interessi militari e di riflesso, economici. Il progetto di Bush senior - rilanciato dal presidente fantoccio Obama, nelle mani del NWO - ha assegnato ai miliari il controllo delle orbite basse, mentre alla Nasa spetta il compito di consolidare la corsa alla Luna e a Marte. Il piano USA - passato volutamente inosservato in Europa dai mass media (controllati a 360 gradi dal sistema di potere imperante) - segna una svolta nella ripartizione delle responsabilità strategiche in ambito spaziale fra la Nasa e i servizi di informazione del ministero della Difesa. L' obiettivo imminente è definibile come l’instaurazione ed il consolidamento di un predominio nord-americano nel cosmo, basato su due fondamenta specifiche. Il Governo degli Stati Uniti d’America ha affidato ai militari il controllo sull’accesso e sull’uso dello Spazio vicino alla Terra, assegnando invece alla Nasa l’impegnativo compito di riconquistare il primato mondiale nell’esplorazione di quello atmosferico (dopo il disastro del Columbia nel 2003), che comprende la Luna, i punti lagrangiani del sistema Terra-Luna, gli asteroidi più vicini a noi, Marte ed altri corpi planetari.
Il Pentagono e le principali agenzie di intelligence hanno assunto il controllo sempre più ampio sulle attività di ricerca e sviluppo relative ai sistemi avanzati di trasporto spaziale e di sicurezza. In poche parole: si tratta dei sistemi di propulsione ipersonica e transatmosferica, per la realizzaizone di piattaforme di ricognizione e di attacco, nonché di dispositivi a risposta rapida; le operazioni in orbita con satelliti cooperativi e non cooperativi; infine, la protezione dei sistemi spaziali dalle interferenze e/o dagli attacchi di paesi nemici. Tutte queste iniziative hanno acquisito una superiorità militare attraverso la creazione di un "sistema di difesa integrato aria/Spazio", come viene definito dal Pentagono, il cui obiettivo finale è quello di instaurare un predominio assoluto nello spazio vicino alle Terra. La crescente importanza assunta da questa strategia è dimostrata dalla priorità iniziale assegnata - nel bilancio del 2005 e più recentemente del 2012 - a due nuovi progetti di reti satellitari: una per le telecomunicazioni trasformazionali, l’altra per la sorveglianza radar globale dello spazio aereo e terrestre.
Militarizzazione armata dello Spazio - La guerra fredda non è mai terminata ed il senso comune è indietro di almeno mezzo secolo, rispetto alla tecnologia bellica in uso. Da fonti confidenziali nell’ambito NATO, si apprende dopo attenta verifica, che i recenti eventi spacciati come “caduta di meteoriti nell’ex Unione Sovietica”, altro non erano che sperimentazioni missilistiche spaziali. In effetti, è in atto da tempo una militarizzazione armata dello Spazio, soprattutto ad opera degli USA. Non è tutto, perché serpeggia una grave preoccupazione alla Casa Bianca in merito alla concreta possibilità che la Cina perfezioni capacità di offesa in grado di sabotare i satelliti a stelle e strisce con l’impiego di satelliti o micro-satelliti a base di nanotecnologie. E’ relativamente semplice immaginare di poter distruggere un satellite colpendolo da terra con un raggio laser o più semplicemente introducendo dei detriti metallici o rocciosi nella sua orbita. Alcune di quelle soluzioni chiamate “armi spaziali” sono realtà tecnologicamente già operative. Il Pentagono ha in uso i cosiddetti Rods from God, una sorta di cilindri orbitanti in titanio capaci di essere guidati con accuratezza dallo spazio al suolo terrestre per colpire un bunker o un obiettivo sotterraneo, come è accaduto in Iraq ed Afghanistan. La diffusione attraverso le cosiddette scie chimiche da oltre un decennio, di bario nell’aria (presenza tossica certificata in Italia dall'analisi dell'acqua piovana, ma addirittura nelle dighe per l'approvvigionamento idrico dell'ignara popolazione come nel caso della Basilicata), è uno degli accorgimenti indispensabili al controllo atmosferico per la guerra ambientale in atto (ovviamente non dichiarata a livello ufficiale). Ed il MUOS in Sicilia, non è altro che un dispositivo di guerra di qeusto infernale meccanismo.
Gaia è sempre più nelle grinfie di spregiudicati potentati finanziari (il complesso militar-industriale paventato da Eisenhower) che hanno come spietato obiettivo la drastica riduzione dell’umanità, sotto l’egida particolarmente di Onu, Fmi, Oms (espressione diretta del nuovo ordine mondiale).
Una delle questioni cruciali è proprio se sia possibile mantenere di comune accordo lo Spazio come porto franco da armamenti, ma al contempo bisogna arrestare questa malvagia sete di dominio dei potentati anglo-americani.
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