foto di Marco Fakin |
tratto da Tanker Enemy
Sono spesso pubblicate fotografie con cieli “nuvolosi”: sono coperture chimiche di bassa quota (non oltre i 2.000 metri), create ad hoc tramite la dispersione di chemtrails durevoli che, allargandosi, formano quelle che i meteorologi del sistema (ed anche i medici ora... ) definiscono "innocue velature".
Le scie che intersecano i cumuli di quota non superiore ai 1.800 metri (i cumuli sono notoriamente nubi basse) dimostrano che si tratta di aerosol indotti. Altro che scie di condensazione ad alta quota! Queste scie, che possono essere a bassa, media ed alta persistenza, sono usate nel "cloud seeding igroscopico", il cui principale target coincide proprio i con cumuli che, in quanto generati dall’umidità relativa, possono svilupparsi e portare a precipitazioni. Sia le nubi sia le pioggia causano il fenomeno dello scattering, per cui i segnali dei satelliti e dei radar in alta risoluzione funzionanti nel range delle microonde (banda KA) sono indeboliti e diradati. [1] Lo stesso Generale Fabio Mini afferma che le nuove apparecchiature per le tele-comunicazioni sono praticamente "cieche" in presenza di nubi. Per questa ragione i militari sostituiscono alla nuvolosità naturale coltri artificiali, sovente formate da pseudo-cirri che la N.A.S.A. definisce "smart clouds".
Le cosiddette "scie chimiche" sono in gran parte composte da trimetilalluminio (TMA), bario, stronzio, manganese etc. La scia, non di rado scambiata per contrail, è generata dal TMA che, a contatto con l'ossigeno, reagisce in modo violento, assorbendo l'acqua contenuta nell'aria. Si produce così la classica traccia che vediamo nei propulsori per la missilitica, per i quali si usa proprio TMA. La N.A.S.A. impiega questo composto nelle sperimentazioni in quota per misurare lo spostamento delle correnti, sfruttando la persistenza delle scie prodotte da razzi propulsi con trimetilalluminio. Già nel 1958 erano stati risolti i problemi legati alla facile incendiabilità del TMA, quando lo si adoperò come efficace comburente additivato nei carburanti aeronautici. Si legga questo articolo.
Dunque ignoriamo i "normalizzatori" che cercano di tranquillizzare e di circuire l’opinione pubblica con “spiegazioni pseudo-scientifiche”, prive di qualsiasi fondamento empirico e teorico.
foto di Marco Fakin |
Ribadiamo che le scie di condensazione sono un fenomeno molto raro e che dipende dall’infrequente concomitanza di quattro fattori: temperatura, umidità relativa, altitudine, pressione. Scrivono G. Sansosti ed A. Giuffrida: "L’immissione in atmosfera dei gas di scarico degli aerei, ricchi di nuclei di condensazione e di vapore acqueo, determina la sovrasaturazione del vapore acqueo e quindi la formazione di scie. Le scie di condensazione si formano ad altezze in cui la temperatura dell’aria è molto bassa (inferiore a -40 °C), con umidità relativa almeno del 60%. Le scie possono essere più o meno durature nel tempo, a seconda della stabilità dell’aria e della quantità di vapore presente".
[Girolamo Sansosti, Alfio Giuffrida, Manuale di meteorologia, Una guida alla comprensione dei fenomeni atmosferici e climatici in collaborazione con l'U.A.I. (Unione Astrofili Italiani) - 2006 – pag. 86]
foto di Tanker Enemy |
Sono osservazioni, tutto sommato corrette, anche se mancano indicazioni precise in merito all’altitudine e sebbene non siano menzionati i valori barici. Non solo: è vero che le contrails possono durare, ma tale permanenza può in casi eccezionali spingersi fino ad un minuto o due ed è già moltissimo. La persistenza per ore e la loro espansione presupporrebbe una sovrasaturazione sull'acqua con valori di UR (umidità relativa) che dovrebbero superare il 150%, ma ciò non è fisicamente possibile. Non si confondano, però, le scie chimiche evanescenti con il fenomeno della condensazione: le scie brevi ed effimere di bassa quota sono sempre il risultato di una dispersione deliberata, con la differenza che, diminuendo la quantità di TMA, si producono tracce fugaci, comunque rilasciate ad altitudini da cloud seeding igrospico (1.600 metri circa).
[1] Che cos’è lo scattering? Scattering significa letteralmente “dispersione, sparpagliamento” ed è un fenomeno per cui un segnale elettromagnetico si dirada e si indebolisce, quando incontra un ostacolo. Come tutte le connessioni, l'antenna emittente e ricevente devono trovarsi preferibilmente in linea di vista. Ciò significa che il segnale e la velocità di connessione decadono drasticamente se fra le due antenne si frappongono ostacoli quali alberi o edifici, ma anche la pioggia, la neve o la nebbia danno luogo a fenomeni di scattering (le gocce d'acqua o di nebbia hanno una dimensione paragonabile alla lunghezza d'onda del segnale trasmesso). Le idrometeore determinano una sensibile attenuazione del campo elettromagnetico.
La complessità dell'ambiente di propagazione, paragonato alla lunghezza d'onda, causa fenomeni di multipath, cioè nella ricezione di un gran numero di repliche del segnale da parte della stazione ricevente che deve quindi essere in grado di ignorare tali repliche. Nel dominio della frequenza tale fenomeno corrisponde ad un'alta selettività del canale radio e ad una forte distorsione da esso indotta nei segnali a banda larga. Per tale ragione si ricorre alla tecnica di modulazione OFDM. L'OFDM suddivide il segnale in un gran numero (fino ad alcune migliaia) di sottoportanti fra loro ortogonali (cioè con prodotto nullo fra sottoportanti diverse) ognuna delle quali ha una banda stretta.
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