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lunedì 22 luglio 2013

FUKUSHIMA,DISTRUZIONE NUCLEARE IN PROGRESS


foto di Lettera 43 (© Getty)


Perdite radioattive nell'oceano. Livelli di cesio impazziti. Ortaggi da horror. A 27 mesi dal disastro, iniziano a vedersi gli effetti. Ma il Giappone vuole tornare a investire sull'atomo.


di Michele Esposito




Fukushima nel luglio 2013. Due anni e tre mesi dopo la più grande catastrofe nucleare dai tempi di Chernobyl.
Le autorità nipponiche e laTokyo electric power co (la Tepco, che gestisce la centrale) gettano in pasta alla stampa periodiche rassicurazioni sull’area dove l’11 marzo del 2011 avvenne il disastro. Ma propria la frequenza degli inviti alla calma desta preoccupazione: suona quantomeno sospetta.  

PERDITE E CONTAMINAZIONI. Specie perché gli allarmi periodici, i tonni radioattivi e gli ortaggi mostruosi dimostrano che un’allerta permanente esiste, e non solo attorno ai reattori 1, 2 e 3, tra i più danneggiati dal sisma e dal successivo tsunami che colpirono il Giappone.
L’ultimo allarme rosso è del 17 luglio, sotto forma di una perdita di vapore rilevata da una telecamera di sorveglianza. La Tepco ha immediatamente minimizzato l’episodio ma la questione resta: basteranno 40 anni, come assicurato dalle autorità, per un ritorno alla normalità a Fukushima?


IL PROBABILE RITORNO AL NUCLEARE. Il quesito, nelle ultime settimane ha assunto anche una veste politica se è vero che il premier Shinzo Abe, in vista del voto per la Camera alta del 21 luglio, si gioca una buona fetta di credibilità proprio sul tema del nucleare, perennemente in bilico tra ragioni economiche e della sicurezza. E, stando alle sue ultime dichiarazioni, sembra che il Giappone del dopo-Fukushima stia propendendo per le prime. Con l’idea di tornare a investire sull’atomo.


La probabile fuoriuscita di acqua contaminata nel Pacifico

La perdita rilevata il 17 luglio, chiaramente visibile per circa due ore, ha trovato le pronte rassicurazioni della Tepco, per la quale non è stata una reazione nucleare a provocare la fuoriuscita.

COLPA DELLA PIOGGIA. Secondo Mayumi Yoshida, portavoce dell’utility, sarebbe infatti stata l’acqua piovana la causa più verosimile dell’incidente. Cadendo copiosa nel bollente vaso di contenimento primario - dove sono depositate le attrezzature usate per i controlli di routine - l’acqua sarebbe evaporata: da qui, il fumo.

I LAVORI IMPOSSIBILI. La spiegazione della Tepco sembra aver accontentato i più, vista la sua verosimiglianza: il reattore interessato è uno dei tre dove il combustibile si è fuso l’11 marzo del 2011. Ed è anche quello più a rischio (tanto che i tecnici non possono avvicinarsi e per rimuovere le macerie sono utilizzati solo macchinari): un’esplosione di idrogeno fece saltare il tetto, lasciando scoperta una parte della disastrata installazione. Ma l’incidente ha riportato i riflettori sul pericolo latente che adombra i lavori di recupero di Fukushima.

I VALORI IMPAZZITI DEL CESIO. A metà luglio la Tepco ha rilevato nell’acqua di un pozzo di osservazione posto a soli 25 metri dal mare un’impennata della radioattività con valori di cesio 137 e cesio 134 (la principale fonte di radiazione nell’area di Cernobyl)  111 e 105 volte superiori a quelli di pochi giorni prima.
Nelle stesse ore il capo dell’Autorità per la Regolamentazione del nucleare, Shunichi Tanaka, si lasciava andare a un’ammissione non marginale concedendo «la probabilità» che da Fukushima, negli ultimi due anni, sia fuoriuscita acqua contaminata finita poi  nell’oceano.

ACQUA CONTAMINATA DA STOCCARE. Chissà che non sia questa una delle cause dei cosiddetti tonni radioattivi rilevati sia in Giappone sia in California.
Del resto, il problema dell’immagazzinamento dell’acqua adoperata dalla Tepco per raffreddare i reattori contaminati non è nuovo: già in aprile l’azienda aveva chiesto, ricevendo il secco no dei pescatori, di incanalare acqua a basso livello radioattivo nel mare attraverso un 'bypass'.


Secondo l’Oms il rischio tumori più alto del 70%

Ma i segnali preoccupanti, a Fukushima, sono ormai periodici.
A febbraio 2013 l’Organizzazione mondiale della sanità ha rovesciato i dati tranquillizzanti diffusi subito dopo il disastro. Affermando che, per gli abitanti delle aree contaminate (ma non del Giappone in generale), c’è un notevole aumento del rischio tumore: per donne e bambini, e relativamente alla tiroide, può raggiungere il 70%.

ORTAGGI CONTAMINATI. Il sito Imgur ha inoltre pubblicato una serie di foto di frutta e ortaggi da film horror (guarda la gallery), cresciuti nell’area della centrale: mais a due teste, pesche siamesi, cavoli giganti, pomodori ricoperti da escrescenze poco appetitose. Gli esperti hanno invitato alla cautela, ma le immagini hanno fatto il giro della rete.
E non saranno passate certo inosservate agli elettori nipponici che il 21 luglio sono chiamati a votare per il rinnovo della metà dei seggi della Camera alta del parlamento.

L’IMPENNATA DEI COSTI ENERGETICI. Le previsioni danno i liberaldemocratici di Abe in netto vantaggio.
Ma il premier sa anche che, per stimolare la ripresa, occorre tagliare i costi dell’energia, cresciuti a dismisura dopo il disastro di Fukushima. Se prima del sisma il 30% dell’energia nazionale proveniva dal nucleare, oggi la percentuale non supera il 2%: il risultato è un obbligato import di combustibile fossile, che finora è costato alle casse di Tokyo 241 miliardi di dollari.
Per arginare le spese, Abe ha così ricominciato a parlare di investimenti nel nucleare avendo come fedele alleato proprio la Tepco. Ma perfino la first lady, Akie Abe, ha ammesso in un video: «Sono contraria all’utilizzo dell’energia nucleare e il mio cuore soffre».

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