Pagine

domenica 15 gennaio 2017

E noi ridiamo



Alla fine dell’Ottocento lo scrittore De Amicis, giornalista-militare che aveva a cuore solo gli scatti sull’attenti davanti all’autorità, definiva «malvagio» il piccolo Franti che rideva alla notizia della morte del Re. Oggi i suoi degni eredi arrivano ad accusare chiunque non si metta al servizio dello Stato di essere un «terrorista». Per la gente dabbene, per i fautori del Partito dell’Ordine, il rispetto e l’obbedienza alle leggi è un fatto talmente scontato da apparire ai loro occhi come del tutto naturale. A loro avviso, le istituzioni vanno amate con la stessa spontaneità con cui si aprono gli occhi quando ci si sveglia al mattino. Chi si sottrae a questa ridicola credenza civica non è qualcuno che la pensa diversamente, è molto peggio. Finché la sua alterità rimane circoscritta al proprio ambito domestico, può anche essere considerato un eccentrico da evitare o un malato da curare. Ma guai a manifestarla pubblicamente. Perché nel Pensiero Unico chiamato per eufemismo Opinione Pubblica non è ammessa nessuna idea divergente. Chi non si indigna davanti ad un atto di ostilità rivolto contro il potere è losco e sospetto. Ma chi addirittura osa gioire per un lampo nelle tenebre della servitù volontaria è per forza di cose coinvolto nell'atto stesso: Ne è l'autore, o come minimo il complice. Altrimenti non oserebbe mai esprimersi così avventatamente, altrimenti si limiterebbe a rimanere in silenzio oppure a riportare sull'accaduto le veline dei mass-media (triste scappatoia a cui molti sovversivi fanno spesso ricorso).